BIBE ET IMPERA: LA RAGIONE MIGLIORE PER ANDARE FINO IN FONDO

Dulcis in fundo: in principio fu la Balera Corrida, poi fu la volta della sala giochi Carambola: dev’essere il destino dell’estremità sud del lungomare di Pesaro quello di ospitare un luogo simbolo dello stare bene in città.
Dal 2007 in fondo al lungomare di Pesaro, direzione Fano, c’è il Bibe Et Impera, uno dei primi locali ad abbattere i confini tra l’aperitivo la cena e il dopocena, uno dei primi esempi in cui l’identità del locale permea quello che si beve, quello che si mangia, quello che si ascolta e ogni singolo dettaglio del luogo in cui si è immersi.
Ne parliamo con Matia, titolare, conosciuto anche come il Principe del Mojito (e siccome stiamo scrivendo con 40 gradi fuori, avete già capito cosa stiamo sognando in questo momento, voi approfittatene).

 

Da dove arriva il nome Bibe et Impera?

Il nome e il locale nascono nel 2006 quando mia madre Silvia e il Direttore Artistico decisero che avrebbero voluto dare al locale un nome legato al vino, e lo volevano in lingua latina. Le proposte sul tavolo alla fine furono tante, e la maggior parte era di impostazione tradizionalista: da Bibendum in giù, praticamente.
Finchè non cominciammo a giocare con i motti latini e con le citazioni più celebri. Tra questi, il celebre “Divide et impera”, simbolo della politica di conquista e controllo dell’Impero Romano verso i popoli assoggettati. Naturalmente l’utilizzo in senso letterale non avrebbe avuto alcuna ragione, finché non si pensò di cambiarlo, trasformandolo in “Bibe Et impera”. Un nome latino con un tocco di ironia e la volontà di esprimere un approccio alla degustazione del vino: solo dopo aver assaggiato si può pensare di poter governare, e controllare, un vino. Il resto sono chiacchiere.

 

Perciò la filosofia del locale è quella che vede il “bere” protagonista?

Vorremmo che i nostri amici, e i nostri ospiti, pensassero al Bibe Et Impera come un luogo in cui innanzitutto si beve bene: carta dei vini curiosa, ampia, attenta, con 100 etichette, selezione di 25 birre artigianali italiane e non, una lista di cocktail da prepararsi rigorosamente come vogliono le regole della mixologia. Il tutto con un rapporto qualità – prezzo intelligente, perché il cliente migliore è quello che ritorna. Questo ci piace trasmettere.
Il resto, a partire dal cibo, è una conseguenza, ma una conseguenza su cui non facciamo nessuna deroga: 10 anni fa, quando per primi abbiamo scelto di proporre tapas per accompagnare i nostri calici e i nostri drink, eravamo i primi ad essere spaventati. Attorno a noi gli aperitivi erano arricchiti da grandi buffet, mentre i ristoranti puntavano su una tradizione fatta soprattutto di porzioni abbondanti. Eravamo ancora lontani dall’esplosione del finger food o dello street food. Ma noi avevamo in mente il modello spagnolo, un modello fatto di piccoli piatti, di carne e di pesce, verdure o dolci, da degustare lentamente, in modo conviviale, con la possibilità di degustare più calici a seconda del piatto scelto. Un modello in cui non esista la divisione settaria tra aperitivo e cena: la nostra ristorazione parte alle 18.30 e arriva alla seconda serata, ogni sera. Un modello fatto di tradizione e creatività, stagionalità e varietà, con un’attenzione maniacale alla scelta degli ingredienti. Siamo orgogliosi di come i nostri ospiti siano felici di passare da un mini hamburger a melanzane alla feta, da una tartare di tonno ai formaggi migliori del nostro territorio, per concludere con dessert e distillato.

 

Non è la sola scelta che vi contraddistingue, se non sbaglio: quel pergolato di vite che accoglie chi entra…

E’ stato l’architetto Giovanni Tommaso Garattoni a disegnarci un locale su misura: anima eclettica e geniale, fondatore e dj dello Slego di Rimini, ha saputo interpretare alla perfezione i nostri bisogno e i nostri desideri. Ha mixato pezzi di recupero e pezzi su misura, arte povera e dettagli industrial, ha utilizzato elementi vintage senza mai limitarci ad un “età” specifica, ci ha regalato identità, calore e accoglienza. Il risultato è che ancora oggi il Bibe è attuale, anzi contemporaneo.

 

E quel pergolato…

Il pergolato di filari di vite, verniciato di bianco, sopra il bancone, ci ha regalato parecchi sudori freddi. L’idea c’era, ci piaceva moltissimo, ma avevamo ricevuto preventivi abbastanza proibitivi. Finchè grazie all’aiuto degli scenografi del Cocoricò abbiamo avuto il nostro pergolato esattamente come avremmo voluto: per noi è un simbolo importante, Pesaro è una cittadina circondata dalla campagna, e in campagna sotto al pergolato ci si ritrova per chiacchierare, mangiare, bere in compagnia…
Per noi simboleggia il collegamento tra il bancone e chi sta al di là del bancone, annulla e distanze e fa venire voglia di stare insieme.

 

Quando si può venire al Bibe?

Il Bibe è aperto tutto l’anno: in estate è aperto tutti i giorni, in inverno chiuso solo il lunedì. L’orario va sempre dalle 18.30 alle 2 del mattino. L’estate è il periodo ideale per cenare e tirar tardi nel giardino, mentre d’inverno tutto è più raccolto e intimo.
Il sabato è la serata che va per la maggiore: c’è il dj set, mentre in estate è possibile trovare musica dal vivo. Il consiglio è quello di seguire la pagina Facebook per essere sempre aggiornati.

 

Come avete conosciuto 61cento?

Se fai il mio mestiere e nella tua città 4 ragazzi, tuoi coetanei, fondano un birrificio artigianale, dovresti venirlo a sapere in fretta, e dovresti subito essere curioso di assaggiare cosa propongano: questo ho fatto, e ho scoperto stili precisi e definiti, un approccio metodico e rigoroso, un bel packagin, ma soprattutto buone birre. Con questi presupposti non è stato difficile trovarsi…

E adesso, che è estate e il Bibe è aperto tutti i giorni, correte subito a trovare Matia!

 

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