BARTENDHER, PESARO: SIMILI CHE SI ATTRAGGONO

Questa chiacchierata con Sara, titolare del Bartendher, in via Cavour, a Pesaro, non è la classica chiacchierata che ci piace fare con i locali che amiamo di più. E’ quasi una storia d’amore: il Bartendher è stato il primo locale che ha creduto in noi, il primo locale che si è innamorato della ELK, il primo locale in cui, da quando abbiamo cominciato, trovate alla spina una 61cento.

Andiamo con ordine, nel tentativo di presentarvi questo locale, con una premessa: tenete a mente queste due parole, “L’arte di arrangiarsi”. Anzi, partiamo da loro.

Dalla Treccani online:

Arte s. f. [lat. ars artis]. – 1. a. In senso lato, capacità di agire e di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, e quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un’attività umana in vista di determinati risultati.

Arrangiare v. tr. [dal fr. arranger, der. di rang «rango»] (io arràngio, ecc.). – 1. a. Accomodare alla meglio, aggiustare. b. fam. Trovare, mettere insieme in qualche modo. c. Trascrivere un brano musicale adattandolo a strumenti o complessi strumentali diversi.

Capacità di agire. Esperienza e tecnica. Risultati. Accomodare al meglio. Mettere insieme. Musica. C’è già tutto, dentro al significato di due parole che Sara ripete spesso: arte di arrangiarsi.

 

COME NASCE IL BARTENDHER?

L’idea del Bartendher forse nasce parecchi anni fa, in una famiglia di 10 tra fratelli e sorelle. 10, di cui nel 2013 almeno 5 lavoravano in ambito commerciale, turistico, ristorativo. Lavori a contatto col pubblico, lavori dove se non ci metti passione la gente se ne accorge. 10 fratelli, che si somigliano esteticamente ma sono molto diversi di carattere, ma che quando si muovono insieme sono complementari, capaci di muoversi come un unico individuo. Io nel 2013 vivevo e lavoravo in Inghilterra, mentre qui a Pesaro 3 dei miei fratelli maschi stavano letteralmente costrunendo il Bartendher. Scesa dall’aereo, di ritorno all’Inghilterra, ero già operativa. Dall’idea di aprire un locale tutto nostro, fino all’apertura, non è pasato molto tempo: nel mezzo, tutta la nostra arte di arrangiarsi.

Siamo figli di artisti, cresciuti in una famiglia con la passione per tutto quello che riguarda l’arte e la musica. Ecco spiegato il nome.

 

BARTENDHER?

Tutto insieme, suona come il barista, all’americana. Ma contiene dentro di sé “bar”, il locale; “Art” come arte; “Her” perché a inaugurarlo siamo state tre sorelle, e l’impronta femminile crediamo si riconosca forte, in molti dettagli. Fin dall’inizio siamo state noi 3 ad occuparci della direzione creativa dal locale: dagli interni al programma musicale, perché ci piace pensare che qui l’arte si riconosca un po’ ovunque.

Nel locale comunque ognuno dei 10 ha offerto la propria visione, il proprio dettaglio, il proprio consiglio. Spesso improvvisato, non pianificato, non progettato. Come il murales dedicato a Pesaro, che occupa l’intera parete del locale: è il frutto dell’ispirazione di un pomeriggio di due di noi, più un barattolo di vernice nera, più un pennarello.

 

 

COSA VOLEVATE CREARE CON QUESTO LOCALE?

Siamo nati e cresciuti all’interno di uno spazio condiviso, abituati al confronto, allo scambio, al pubblico, da un certo punto di vista. Dare vita ad un locale è stato per noi come unire le nostre passioni professionali con il piacere di stare insieme, e scambiarsi qualcosa: chiacchiere, risate, brindisi, gioie, dolori.

Forse è stata proprio la nostra infanzia a portarci verso questo mestiere fatto di rapporto con l’ospite, e non è stato un caso.

 

Bartendher nasce come caffè museale, al fianco del Centro Arti Visive Pescherie. E a noi piaceva l’idea di portare fuori l’arte da un museo, e dipingerla sui nostri muri. Arte come espressione artistica, che può andare dal murale di Jim Morrison, agli oggetti di modernariato recuperati, fino al murale di cui sopra, che raffigura la città la città di Pesaro che danza tra il mare e la musica, secondo lo stile della Belle Epoque.

 

Per inciso, il murale dedicato a Jim Morrison è stato creato quasi per caso, anche se il caso forse a Bartendher non esiste: un giorno d’estate ascoltavo il greatest hits dei Doors a tutto volume, e non potevo immaginare che stesse passando uno del fans club italiano dei Doors, che stava organizzando il tour a in Italia di Frank Lisciandro, amico fraterno e fotografo di Jim Morrison. Durante quell’incontro, casuale, decidemmo di ospitare una tappa della tour di incontri di Lisciandro al Bartendher. Qui, a Pesaro, a sentire raccontare gli anni di Jim Morrison da chi li aveva vissuti al suo fianco. Impossibile da immaginarsi, e invece…

 

 

COME AVETE CONOSCIUTO 61CENTO?

Di vista, vi conoscevamo, Pesaro è piccola. E poi è successo che una mia amica, che ha un locale, mi disse che doveva vedervi per assaggiare le vostre birre. Siccome avevamo in sospeso anche un assaggio presso il Bartendher, decisi di approfittarne. Non ne avevo poi tanta voglia, ricordo. E invece… Rimasi colpita.  Siamo stati uno dei primi locali a scegliere di proporla ai nostri clienti. Eravate aperti da 6 mesi, ma ancora oggi lavoriamo bene insieme. Mi propongono nuove birre artigianali ogni settimana, con offerte davvero allettanti. Perché continuiamo ad insistere con 61cento? Perché siete di Pesaro, come noi. Perché siete un gruppo di amici, che lavorano insieme con passione, come noi. Perché ci voleva coraggio a fare quello che avete fatto, e un po’ l’abbiamo avuto anche noi. Noi crediamo negli incontri, nelle sintonie che si creano. Ah, anche perché le birre sono buone. Comunque ora che ci penso direi che per questa fedeltà ci spetterebbe un premio…

 

FAREMO PRESENTE IN DIREZIONE. J SE TI DICO MUSICA DAL VIVO?

Non potrei lavorare senza musica. Non potremmo essere così ospitali senza musica. E’ un eredità che mi hanno lasciato i locali ingiesi. Là tutto è permeato dalla musica dal vivo. Per questo, qui ogni giovedì, venerdì, domenica, è possibile trovare musica dal vivo, di ogni genere. Dall’elettronica al rock’n’roll, passando per la classica.

Giovedì serata di punta, soprattutto in estate con la serata streetfood in via Cavour. L’idea di far vivere il centro, in estate, è partita anche da noi, la musica dal vivo ce l’abbiamo portata noi. Era una cosa che a Pesaro non esisteva, e che ci rende orgolioso.

 

CHE COS’E’ OGGI IL BARTENDHER?

Per me è la realizzazione di un sogno, costruito sull’impegno e sulla passione: con un investimento limitato, siamo riusciti a creare un locale che è il locale che volevamo, il locale dove volevamo lavorare, e dove i nostri amici avrebbero voluto venirci a trovare. E così è. Grazie alla nostra arte di arrangiarci. E’ bello vedere persone felici all’interno di un luogo creato da te, ospiti affezionati, con i quali ormai hai allargato quella grande famiglia di 10 fratelli.

Come locale, all’inizio ci vedevano come pub. Mi piaceva. Però io vengo dal mondo del barteding, mi piace miscelare, e nel corso dei mesi abbiamo aggiustato la rotta verso una direzione che ci rappresenta di più. Oggi a Bartendher si trovano ottime birre artigianali, cocktail miscelati secondo la vecchia scuola, e una selezione di comfort food che ti permette di toglierti la fame e accompagnare il drink. Dall’aperitivo fino a quando c’è gente.

 

Il Bartendher vi aspetta in Via Cavour, vicino al Centro Arti Visive Pescherie. Dietro al bancone troverete Stefano, il fratello più giovane di Sara, che lei ha tirato su a bartending old school.

Se volete avere il piacere di conoscere Sara, quest’estate la trovate alla Bodeguita del Mar, in spiaggia, presso i Bagni Tino, all’inizio di Vial Trieste. E’ il suo nuovo progetto. Stessa passione, stessa arte, stessa famiglia: questa volta con il mare di fronte.

61cento Written by:

Be First to Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *